Che cos’è il fenomeno dell’acqua morta?

Esiste un fenomeno in natura che riesce a bloccare l’avanzata delle navi sull’acqua. Ma a cosa è dovuto a livello scientifico?

Ci sono dei posti nel mondo in cui a un certo punto, senza motivo, le navi rallentano o addirittura sono costrette a fermarsi. Questo accade in assenza di problemi tecnici o di massi che fanno incagliare il fondo della nave. In più, succede soprattutto negli stretti fiordi delle regioni a Nord del Pianeta.

Ma perché accade? C’è un motivo per cui l’acqua, ad un certo punto, smette di essere percorribile e funge da vera e propria trappola per le navi? Scopriamolo.

La scoperta dell’acqua morta

Barca nel fiordi norvegesi
Barca che rimane immobilizzata nell’acqua morta nei fiordi – Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 – mentiscura.com

 

Era il lontano 1893 quando l’esploratore norvegese Fridtjöf Nansen, la citò per la prima volta sul suo diario di bordo durante una spedizione nell’artico. Nansen si trovava a nord della Siberia e, ad un certo punto, la nave arrestò il proprio avanzamento come se si fosse scontrata contro una parete invisibile. Nansen si sporse immediatamente per controllare che non avessero toccato il fondale, e vide che al di sopra dell’acqua salata, c’era uno strato di acqua dolce.

In queste aree del mondo non è difficile che si trovi acqua dolce nell’oceano, infatti i ghiacciai sciogliendosi si riversano nell’oceano. Perciò anche l’esploratore norvegese si chiese come mai stesse agendo in questo modo contro l’imbarcazione.

La loro nave rimase incagliata in quella porzione d’acqua a lungo, tanto che l’esploratore decise di chiamarla “acqua morta” perché non permetteva nessun movimento.

Che cos’è davvero l’acqua morta?

Le osservazioni trascritte da Nansen sul suo diario di bordo finirono tra le mani di Vagn Walfrid Ekman, un oceanografo svedese che decise di approfondire questo straordinario avvenimento naturale.

Così, nel 1904, dopo anni di esperimenti e studi, pubblicò una ricerca che aveva l’obiettivo di spiegare proprio le cause dello svilupparsi di questi punti di acqua morta nell’oceano. Lo studioso riteneva che le vere responsabili fossero delle correnti subacque molto potenti. Altrochè morta quindi, per lui si tratta di un’acqua fin troppo viva.

Secondo Ekman, in quei punti entravano in contatto degli strati d’acqua con caratteristiche differenti. Gli strati erano sostanzialmente due: uno di acqua salata, che rimaneva più in profondità in quanto più denso, e quindi più pesante. E uno strato di acqua più dolce, proveniente dalla terraferma, che invece rimaneva in superficie perché meno denso e quindi più leggero.

Nel punto in cui questi strati si scontravano sott’acqua, nascevano delle onde sommerse, ovviamente non visibili dai marinai a bordo della nave. Queste onde, scontrandosi in profondità con la carena della nave, ne rallentavano l’avanzamento o, in alcuni casi, potevano essere talmente forti da bloccarla del tutto.

Rousseaux e la teoria del nastro trasportatore ondulato

Nel 2020, il fisico francese Germain Rousseaux decise di ricreare gli esperimenti di laboratorio di Ekman accompagnato da un team di studiosi del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica. I risultati furono molto simili a quelli trovati da Ekman, ma il team fece un passo in più nel tentativo di spiegare al meglio il fenomeno dell’acqua morta.

Secondo loro, le onde sommerse generate dal contatto tra strato di acqua salata e acqua dolce nelle profondità oceaniche, agiscono come un nastro trasportatore ondulato su cui la nave si muove avanti e indietro senza la possibilità di avanzare davvero. Il fenomeno è transitorio e può durare da pochi minuti a molte ore, infatti dipende dall’intensità delle correnti e dalla morfologia del fondale.

La spiegazione scientifica tardiva di un evento storico

Battaglia di Azio dipinta
Battaglia di Azio – mentiscura.com

 

Il 2 settembre del 31 a.C nella baia di Azio, in Grecia, le flotte di Antonio e Cleopatra erano pronte a scontrarsi con quelle di Ottaviano, guidate da Agrippa. Eppure, successe qualcosa di inaspettato: le navi egizie rimasero bloccate nell’acqua senza la possibilità di avanzare. Pare proprio che le acque morte abbiano giocato un pessimo scherzo ai due amanti, che si ritrovarono costretti a ritirarsi con le 60 navi rimaste bloccate nell’acqua, firmando così la loro stessa condanna.

La Grecia è ben lontana dai fiordi, ma in questo caso le caratteristiche naturali della baia ricordavano molto quelle di un fiordo.

 

In conclusione, non c’è nessun Dio del mare che cerca di bloccare le navi e nessuna forza misteriosa e inspiegabile che regola le correnti oceaniche. Si tratta sempre e comunque di Scienza, ma non per questo la spiegazione è meno interessante di quelle mistiche, anzi: è bello pensare che dove i nostri occhi non arrivano, la natura agisce in modo silenzioso ma talmente potente da riuscire a bloccare l’avanzata di un’intera nave.

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