Libri pubblicati postumi, eccone 10 imperdibili

Sono molte le opere postume che hanno riscosso un grande successo, vediamo quelle imperdibili che tutti dovrebbero leggere

A volte il destino è decisamente beffardo e a molti autori ha riservato la morte prima del meritato successo, arrivato troppo tardi grazie a opere pubblicate postume. Molti di questi scritti hanno addirittura attraversato il tempo, fino ad arrivare ai nostri giorni, e non possiamo fare altro che ammirare la bravura di poeti che non hanno mai potuto conoscere il successo di alcune delle loro opere. Da Emily Dickinson fino a John K. Toole, vediamo tutti gli autori che hanno scritto grandi libri pubblicati postumi.

I migliori libri postumi che tutti dovrebbero conoscere

Emily Dickinson, tutte le poesie. Emily Dickinson, una figura avvolta nella leggenda, trascorse la sua vita reclusa, vestita di bianco, componendo migliaia di versi straordinari. Prima della sua morte giunta nel 1886, pochissime opere furono pubblicate. La sorella Lavinia svolse un ruolo fondamentale nel diffondere l’eredità poetica di Emily, scoprendo casualmente un fascio di poesie e lavorando instancabilmente per la loro pubblicazione. Tuttavia, la consacrazione definitiva avvenne solo nel 1955 con l’edizione curata da Thomas H. Johnson.

Sylvia Plath, “Ariel”. Stiamo parlando di una straordinaria poetessa americana, che morì per suicidio a Londra nel 1963. Il marito, Ted Hughes, anch’esso celebrato poeta di lingua inglese, si trovò ad affrontare la gestione dell’opera di sua moglie, occultando poesie e diari. Hughes, accusato da diverse parti di essere il principale responsabile della morte di Plath a causa della sua infedeltà coniugale, pubblicò comunque il primo volume postumo della moglie: “Ariel” (1965). Questa raccolta poetica, nonostante alcune manipolazioni, svela appieno il talento della giovane poetessa di Boston.

Ariel e poesie di Emily Dickinson
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Mikhail Bulgakov, “Il Maestro e Margherita”. Bulgakov, secondo i resoconti, si spense nel 1940, ma il suo epico romanzo attraversò vicissitudini difficili, subendo anche tagli spietati dalla censura. La sua pubblicazione completa avvenne solo nel 1973, dopo vari tentativi, tra cui una serializzazione su una rivista russa e una versione rivista approvata dai censori nel 1967. L’edizione integrale, però, vide la luce ben trent’anni dopo la morte dell’autore.

Franz Kafka, “Il Processo”. È ben noto che questo libro sia stato pubblicato dopo la morte di Kafka, ma ciò non è sorprendente considerando che si tratta di un romanzo incompiuto. Kafka, scomparso nel 1924, lavorò al libro tra il 1914 e il 1917, abbandonandolo successivamente. Nel 1920, il manoscritto passò nelle mani dell’amico Max Brod, che scelse di pubblicarlo postumo, nonostante Kafka gli chiese di distruggerlo insieme a tutti gli altri suoi scritti. La prima edizione del “Processo” risale al 1925, dopo la morte dell’autore.

Irène Némirovsky, “Suite francese”. Irène Némirovsky, autrice di grande prestigio nella Francia degli anni ’30, fu arrestata nel 1942 e deportata ad Auschwitz, accusata di apolidità di razza ebraica. Nonostante la sua celebrità e i quattordici libri di successo già pubblicati in Francia, non aveva mai ottenuto la cittadinanza. Dopo la deportazione, sua figlia scoprì il diario della madre, rimasto per cinquant’anni in una sorta di limbo, troppo doloroso da aprire e leggere. Tra le pagine, due romanzi completi rappresentavano un tesoro letterario. Negli anni ’90, la figlia decise di pubblicare il diario come “Suite francese”, ottenendo un clamoroso successo che riportò in auge l’opera di Némirovsky, dimenticata da tempo.

James Agee, “Una morte in famiglia”. James Agee stava ancora redigendo questo romanzo al momento della sua morte per infarto nel maggio del 1955. “Una morte in famiglia” gli valse il Pulitzer postumo. Nel 2017, una versione più accurata rispetto ai manoscritti originali di Agee fu pubblicata, grazie all’impegno dell’editor Michael Lofaro.

Stieg Larsson, La serie “Millenium”. “Uomini che odiano le donne” è stato uno dei fenomeni letterari dell’ultimo decennio, parte della “serie di Millennium” insieme a “La ragazza che giocava col fuoco”, “La regina dei castelli di carta”, “Quello che non uccide” e “L’uomo che inseguiva la sua ombra”. Anche se a volte definita una “trilogia Millennium” per la sua popolarità, Larsson, noto in patria come giornalista, morì nel 2004. I manoscritti dei romanzi furono scoperti dopo la sua morte, e “Uomini che odiano le donne” uscì in Svezia nel 2005, mentre in Italia fu pubblicato da Marsilio due anni dopo.

Roberto Bolaño, 2666. Roberto Bolaño si spense a Barcellona il 14 luglio 2003. “2666”, frutto della sua penna durante gli anni della malattia, vide la luce nel 2004, ma la sua fama internazionale esplose alcuni anni dopo. In Italia, Adelphi lo pubblicò nel 2009.

Hans Fallada, “Ognuno muore solo”. Primo Levi lo definì uno dei libri più potenti contro il Nazismo. Il romanzo di Fallada uscì poche settimane dopo la sua scomparsa nel 1947. La trama ruota attorno a una coppia di mezza età determinata a minare il Nazismo tramite cartoline, incitando il popolo tedesco a resistere, dire no a Hitler e al Terzo Reich.

John K. Toole, “Una banda di idioti”. Nessuno mostrò interesse per questo lavoro, tranne Walker Percy, al quale la madre di Koole si rivolse dopo il suicidio del figlio. Con la sola copia carbone in mano, la donna, dopo anni di rifiuti, convinse Percy ad aiutarla (bastò, in realtà, una sola lettura). Il romanzo vide la luce nel 1980 e, sorprendentemente, vinse il Pulitzer l’anno successivo.

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