Ipnopedia, cos’è? Si può davvero imparare durante il sonno?

Dormire piace a tutti, ma è davvero possibile imparare mentre dormiamo? Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla ipnopedia

Ipnopedia deriva dall’unione di due parole latine ipnos e paideia, ovvero sonno ed educazione. E si tratta di un fenomeno interessante che la scienza ha deciso di indagare.

Scopriamo insieme quali sono le conclusioni a cui è arrivato il mondo della scienza rispetto alla possibilità di imparare qualcosa di nuovo durante le ore di sonno.

Apprendimento notturno o pulizia della memoria?

Per verificare scientificamente se è possibile apprendere mentre si dorme, sono state messe delle cuffiette a soggetti dormienti per capire se udire una lingua straniera durante il sonno li avrebbe portati ad un apprendimento incosciente della lingua. I risultati sono stati deludenti: una volta svegli, i soggetti non avevano appreso nulla di quella lingua.

Vi starete chiedendo allora perché abbiamo deciso di scriverci un articolo, la risposta stiamo per darvela, ma intanto capiamo perché apprendere durante il sonno non è possibile.

“Mentre è comune l’opinione che una persona possa imparare e ricordare durante il sonno, in realtà la ricerca ha dimostrato che imparare non è possibile mentre si sta dormendo… Tuttavia esistono evidenze che dimostrano che si può imparare quando si è afflitti da grande sonnolenza o si dorme di un sonno molto leggero. Il materiale deve solo essere presentato al punto giusto; se non stai dormendo abbastanza, le informazioni ti sveglieranno, mentre se stai dormendo troppo profondamente, queste non ti faranno alcun effetto. In più, le informazioni che necessitano di ragionamento e comprensione non possono nemmeno essere imparate nella sonnolenza”

Carol Turkington, 12 Steps to a Better Memory, Simon and Schuster, 2003

Una volta svegli non ricordiamo i sogni che abbiamo fatto e tantomeno possiamo ricordare ciò che abbiamo sentito durante quello stato di coscienza alterata. Eppure, nella nostra mente avviene qualcosa durante il sonno, qualcosa di molto simile a delle “pulizie notturne”.

Cosa succede nella nostra memoria mentre dormiamo?

Immaginate la memoria come un grande magazzino di dati che però non è infinito, ha una certa capacità e un certo spazio. Mentre dormiamo la nostra memoria libera spazio, ripulendosi dalle informazioni che giacciono inutilizzate nel magazzino, per fare posto a nuove informazioni che andremo ad apprendere in futuro.

Ma questo non avviene in modo casuale: la memoria seleziona cosa consolidare di ciò che abbiamo appreso durante la giornata e decide quali informazioni sono più sacrificabili per liberare spazio.

Lo studio di Ines Wilhelm

pc al buio con libro
Ripassare prima di andare a letto funziona? – Unsplash – mentiscura.com

 

Ines Wilhelm, dell’Università di Tübingen, ha condotto uno studio interessante, poi pubblicato su una delle più importanti riviste scientifiche: Nature Neuroscience. Nel suo studio la neurobiologa ha scoperto che azioni eseguite in modo inconsapevole, come spingere dei tasti, vengono rielaborate nella notte e il giorno dopo questa azione risulta sedimentata. Se ti viene chiesto di fare la stessa cosa, sei più rapido nell’eseguirla.

La scoperta porta a pensare che svolgere un’azione come ripassare prima di andare a dormire, aiuti a sedimentare quell’ultima azione o nozione nella nostra memoria.

Dalle nozioni alla musica

A corroborare questa tesi ci ha pensato anche uno studio pubblicato su Psychology of Music, che ha dimostrato che un pianista che si esercita prima di andare a dormire su un brano, il giorno dopo riuscirà ad eseguirlo con più facilità.

È importante notare che questo sedimentarsi in memoria dell’ultimo brano o dell’ultimo argomento ripassato, è strettamente collegata alle ore di sonno: sono necessarie otto ore per poter potenziare questa azione mnemonica notturna e soprattutto questo rafforzamento vale solo per un brano, ovvero: se si ripassano più melodie prima di andare a dormire nessuna di queste risulterà rafforzata da svegli.

Sarah Allen, che ha condotto questo studio musicale, ha tratto una conclusione importante:

“Oramai sappiamo che il sonno riveste un ruolo molto importante nel rendere i ricordi più permanenti e per fare in modo che diventino una parte meno fragile del nostro cervello”

ragazzo che suona il piano
L’esperimento sulle melodie del pianoforte – Unsplash – mentiscura.com

Apprendimento no, perceptual learning sì

Come abbiamo visto non siamo in grado di apprendere nulla durante il sonno, ma se ci viene fatto ascoltare un suono ripetutamente durante la fase REM, l’apprendimento del suono il mattino dopo è facilitato, come se ci fosse in qualche modo familiare.

L’apprendimento inconscio attraverso i cinque sensi prende il nome di perceptual learning, e coinvolge appunto udito, olfatto, tatto, gusto e vista. Si tratta però di un apprendimento implicito, che rimane sotto soglia di consapevolezza del soggetto, perché appunto non si può essere consapevoli durante il sonno.

Impariamo e dimentichiamo o non impariamo nulla?

A quanto pare i meccanismi di apprendimento notturni funzionano ma diventano inaccessibili una volta che ci svegliamo, il massimo che può capitare è che la nostra percezione mantenga una sorta di memoria sensoriale legata agli stimoli che abbiamo percepito di notte e che in qualche modo ci risultino familiari anche durante lo stato di veglia.

Quali conseguenze ha la mancanza di sonno sulla memoria e l’apprendimento?

Dormire poco potrebbe non concedere tempo alla nostra memoria di svolgere il suo importante compito di pulizie notturne, e le connessioni nervose utili a sedimentare i ricordi in memoria potrebbero non avvenire.

Inoltre, alcuni studi suggeriscono che la mancanza di sonno non solo porti ad alterazioni mnemoniche, ma anche a cambiamenti relativi alle emozioni e al comportamento, andando ad alterare la nostra capacità di concentrazione una volta svegli: dormire poco comporta delle difficioltà d’apprendimento.

Possiamo dire, quindi, che il sonno influisce principalmente sulla memoria e può aiutarci a irrobustire il ricordo di qualcosa che abbiamo svolto poco prima di addormentarci. La ipnopedia esiste ma non dobbiamo intenderla come un metodo per imparare senza fare fatica e lasciare che il cervello assorba informazioni mentre dormiamo, infatti non funziona così. L’ipnopedia è piuttosto legata alla memoria e alla nostra percezione sensoriale ed è strettamente collegata ad alcune fasi del sonno, come quella REM.

In poche parole se avete un esame domani, vi consigliamo di ripassare stasera prima di andare a dormire quell’argomento che non vi resta in mente, ma di non sperare di poter assorbire per osmosi la lezione del professore fatta partire nelle cuffie prima di addormentarvi, perché solo nel primo caso ricorderete qualcosa.

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