Oggi è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, ecco perché è importante e cosa si può fare per salvare chi ci sta attorno
Il 10 settembre è la giornata mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio. Si tratta di una giornata incentrata da un lato sull’aumentare la conoscenza e la consapevolezza relative al delicato tema del suicidio, ma anche l’occasione per scoprire come diventare più bravi ad ascoltare, a tendere una mano, ad esaudire la richiesta silenziosa di chi ci sta vicino prima che commetta questo estremo gesto. L’obiettivo, quindi, è quello di rendere la consapevolezza un deterrente.
Nel mondo una persona si toglie la vita ogni 40 secondi, per un totale di 1 milione di suicidi l’anno.
La maggior percentuale di morti per suicidio intacca la popolazione maschile e questo fa riflettere su quanto sia difficile specialmente per gli uomini chiedere aiuto o un supporto psicologico quando sentono di averne bisogno.
In Italia il tasso dei suicidi nel 2023 è aumentato del 24% rispetto all’anno precedente, e questo è dovuto probabilmente agli strascichi psicologici provocati dal Covdid-19 e quindi dall’isolamento forzato, dalla precarietà economica e dall’incertezza per il futuro.
Ecco una definizione di suicidio che può aiutare a fare chiarezza sull’argomento:
“Il suicidio è la morte causata da un atto di autolesionismo ideato per essere letale. Il comportamento suicidario comprende il suicidio compiuto, il tentato suicidio e l’ideazione suicidaria.”
Per chiarire al meglio questa definizione, va ricordato che l’autolesionismo non è sempre finalizzato al togliersi la vita, spesso è un modo per alleviare la propria sofferenza psicologica autoinfliggendosi del dolore fisico. Tuttavia non va sottovalutata la sua pericolosità: una persona autolesionista ha più probabilità di trasformarsi in suicida.
Perché molti adolescenti si tolgono la vita?
Il suicidio va contro uno degli istinti primordiali dell’uomo: il conatus vivendi, ovvero la spinta alla vita, lo spirito all’autoconservazione. Se una persona si toglie la vita sta, in poche parole, agendo contro natura. Ma cosa porta le persone ad uccidersi e perché questo riguarda in larga misura gli adolescenti?
Chi si toglie la vita non vuole morie, vuole principale provare sollievo, smettere die offrire. Ecco quindi che il suicidio assume questa valenza positiva: la totale assenza di dolore e sofferenza. La morte quindi non smette di fare paura davvero, ma diventa l’unico modo per provare sollievo.
Negli adolescenti il cervello sta ancora completando lo sviluppo, perciò degli eventi traumatici vissuti in questa fascia di età, oppure vissuti durante l’infanzia e mai elaborati correttamente, possono diventare totalizzanti e paralizzanti tanto da indurre le persone più giovani a non vedere alcuna speranza di riuscire a superarli e di provare sollievo.
Di solito le persone non arrivano improvvisamente alla decisione di togliersi la vita ma attraversano fasi depressive più o meno intense che portano a questo esito.
Correlazione tra depressione e comportamento suicida
La depressione gioca un ruolo essenziale nella scelta di togliersi la vita.
Per definizione la Depressione Maggiore è caratterizzata da un disinteresse generale per qualsiasi ambito della vita, uno spegnersi graduale dell’individuo che comincia ad autoinghiottirsi, a privarsi di ogni pensiero positivo, sogno o aspirazione.
Quando una persona și trova a vivere un momento tanto oscuro può essere portata a ricercare qualsiasi tipo di soluzione estrema. In alcuni casi il suicidio è vissuto anche come un’auto punizione o come la volontà di fare un favore ai propri familiari e liberarli dal peso che sentono di essere diventati per loro.
Il terapeuta o il medico che segue una persona che soffre di disturbi depressivi dovrà essere particolarmente attento che il paziente non mostri tendenze o volontà suicidare, specialmente nel caso di prescrizione di farmaci antidepressivi: è dimostrato che questi farmaci possano avere effetti deleteri soprattutto in persone di giovane età e potrebbero addirittura spingere al suicidio.
Ecco, quindi, che seguire una persona malata di depressione nel modo corretto risulta essenziale per scongiurare il peggio e per poterla accompagnare al di fuori dal tunnel in cui si trova imprigionata.
Quali sono i campanelli d’allarme da notare in tempo?
Una persona non arriva a togliersi la vita senza prima aver lanciato alcune richieste d’aiuto che, in alcuni casi possono essere silenziose e difficili da riconoscere, ma vediamo quali possono essere le principali avvisaglie da notare:
- comportamento impulsivo, aggressivo e negligente
- tendenza a mettersi in pericolo
- abuso di alcol e droghe
- disturbi del sonno
- chiamate insolite ad amici e parenti
- ricerca di armi e pistole
- disoccupazione
- depressione
Sfatiamo anche un altro importante luogo comune: le persone che dicono di volersi togliere la vita potrebbero farlo davvero e chi pensa che sia solo un modo per attirare l’attenzione dovrebbe ricredersi. Una persona che annuncia le sue intenzioni suicidarie va sempre presa sul serio, meglio entrare in allarme inutilmente piuttosto che non fare nulla e rimanere immobili come a voler smascherare la sua bugia.
Come si può aiutare una persona in sofferenza?
Di solito la tendenza suicidaria subentra insieme ad alcune malattie mentali complesse come il disturbo bipolare di personalità o la schizofrenia, oppure nel momento in cui una persona si trova a vivere malattie fisiche debilitanti come il cancro. In questi casi è probabile che l’individuo sia già in terapia, o comunque a stretto contatto con un medico, che dovrebbe essere più esperto nel cogliere in tempo le avvisaglie e andare in soccorso del paziente.
Tuttavia non occorre essere degli specialisti per riconoscere la sofferenza altrui, nonostante in alcuni casi il soggetto potrebbe dimostrarsi particolarmente bravo a nasconderla.
Se vi rendete conto che qualcuno che vi è vicino potrebbe mettere in pratica comportamenti sucidari o vi da modo di pensare che voglia farsi del male, cercate di essere in primo luogo dei buoni ascoltatori, di rimanere presenti nella sua vita, in modo tale da non farlo sentire solo e dargli una spalla su cui appoggiarsi.
Se non sapete come gestire il peso di questa consapevolezza, ricordate che ci sono dei numeri di emergenza dedicati come Telefono Amico e Samaritans che sono sempre pronti a darvi un supporto e ad aiutarvi a gestire nel modo giusto la situazione delicata.
Cosa fare se sorgono pensieri sucidari?
Quando si pensa di non meritare aiuto, di non essere in grado di guarire e la vita sembra essere buia e priva di speranza, può essere complicato alzare una mano e chiedere aiuto.
Il timore di non essere capiti, il pensiero di non avere possibilità di stare meglio, potrebbe indurre al silenzio e all’isolamento. Ecco perché è importante appoggiarsi a qualcuno.
Se stai soffrendo prova ad appoggiarti a una persona di cui ti fidi e che pensi possa capirti, che sia un amico o un familiare: con il suo supporto sarà più facile chiedere aiuto a un professionista.
Anche se non ti sembra, ci sono tante persone disposte ad aiutarti, tante persone per cui la tua presenza in questo mondo è importante. Datti la possibilità di scoprirlo.
Chiedere aiuto non ti renderà debole: concediti l’occasione di scoprire quanto ancora può essere luminosa la tua esistenza.
Numeri di emergenza da chiamare in caso di necessità
Samaritans Olus: 06 7720 8977
Telefono Amico: 02 2327 2327
Numero di emergenza: 112
Emergenza Medica e Psichiatrica: 118